sito Appunti d'arte tra le mie pagine: _______________________SCRITTURA ARAMAICA:

domenica 26 febbraio 2012

_______________________SCRITTURA ARAMAICA:

 


... anche Gesù parlava Aramaico


Con questo scritto su Gesù l'intento è di portare il lettore nello scenario del Mediterraneo Orientale dove si svolse la vita del famoso ebreo di Galilea; ciò valorizzerà la percezione della sua figura all'interno della società aramaico-ebraica.

Prima di tutto analizziamo brevemente la storia della lingua Aramaica che nacque verso la fine del II° millennio a.C. in Mesopotamia, più precisamente nella fertile vallata del Padan-Aram nei pressi del Beth Nahreen (zona tra i due fiumi), luogo di residenza dei discendenti di Aram, nipote di Noè (secondo la Bibbia) e diventando via via la lingua più parlata dall'Egitto all'odierno Pakistan.

Essendo una lingua facile ma anche molto semplice da scrivere fu adottata da tutte le classi sociali: da Aramei, Assiri, Caldei, Ebrei, Siriani e Persiani.



- Ancor oggi molte comunità del Vicino e Medio Oriente fino all'Australia e Stati Uniti la parlano regolarmente anche a dispetto dell'obbligo imposto dai governanti arabi -

Con le deportazioni delle Tribù di Israele da parte degli Assiri nel 721 a.C. e poi successivamente nel 587 a.C. da parte del Re caldeo Nabucodonosor, quando questi tornarono finalmente in Palestina (liberati grazie a  Ciro, re di Persia) ormai parlavano l'Aramaico, sia nella variante Assira che quella Caldea -lingua parlata fino a tutto il VII° sec.d.C.-; questo prova chiaramente che anche Gesù di Nazareth, i suoi Apostoli, i suoi seguaci e tutti i suoi contemporanei parlassero questa lingua, specialmente quella del Nord e/o dell'Est.

E' interessante notare come la fraseologia e gli idiomi utilizzati nei Quattro Vangeli (Marco, Matteo, Luca e Giovanni) siano prettamente aramaici e di provenienza dell'Est:  <in verità, in verità, vi dico...> - <in quei giorni....> - <ed ecco...> - <Egli disse loro...>. 

Le Storie di Gesù – ma non la sua vita - raccontate nei Vangeli, anche se in perfetta armonia con l'epoca e con gli schemi di pensiero esistenti nella sua terra d'origine, ci offrono un ritratto parziale della sua figura poiché vennero scritti dopo la sua morte, a distanza di decine e decine di anni, per ricordare le sue parole e le sue azioni, usando concetti che potessero venir compresi da tutti come negli scritti di Luca e Matteo.

Bisogna sottolineare che in quei secoli non erano importanti i “dettagli” sulla storia della vita di un grande uomo, ma ai più interessavano, in particolare, gli “insegnamenti” ricevuti da costui e gli effetti che questi avevano sulla loro vita.
Gesù non andò mai alla ricerca di seguaci, ma era Lui ad andare e a parlare fra la gente … non pensava certo di creare una nuova religione o di avere poteri soprannaturali !!

QUEL CHE LEGGIAMO OGGI sulle storie della sua Nascita, Morte e Resurrezione sono le aggiunte Teologiche e Cristologiche postume, fatte dagli scribi ecclesiastici durante la compilazione e l'adattamento dei Vangeli.
Tutto questo ha favorito il fatto (e son quasi tre secoli ormai) che gli studiosi “dotti e non” di tutto il mondo, si dibattano fra documenti e reperti archeologici, fra collegamenti storici da datare con esattezza e ... discussioni animate per….. CAPIRE CHI FOSSE VERAMENTE L'UOMO GESU' !

Molte delle parole aramaiche attribuite a Gesù sono state fraintese, perdendo a volte anche il loro significato originale, per colpa delle diverse traduzioni ed interpretazioni.
Vediamone alcune:

YESHUA   = nome ebraico di Gesù.
Scritto al completo sarebbe YEHOSHUA.
Nel dialetto aramaico della Giudea del Nord del I°sec. era un nome comune e YESHU, derivante dal nome del grande eroe biblico JOSHUA, figlio di Num, fu usato comunemente prima dell'esilio babilonese.

BAR-NASHA   = tradotto come “figlio dell'uomo” (?)
Perché il punto di domanda?
Perché nei 3 linguaggi semitici più importanti: aramaico, ebraico ed arabo ha il significato di “uomo o essere umano”.
E Gesù si definiva proprio così:  un essere umano!  e non, come interpretato dai Vangeli da chi non conosceva perfettamente il linguaggio aramaico, come: figlio dell'uomo.

La parola BAR (figlio) unita ad un altro termine cambia di significato; in questo caso, con NASHA (uomo) sta ad indicare la somiglianza, la similitudine.

BAR-ABBA         = figlio del padre (?) in realtà si traduce come: “somiglia a suo padre”.

BAR-GARA        = figlio del tetto (?) si traduce come “pazzo

BAR-ZANGA      = figlio del giogo (?) si traduce come “amico, compagno

BAR-HILA          = figlio del potere (?) si traduce come “soldato

BAR-YOLPANA = figlio dell'istruzione (?) si traduce come “discepolo

BAR-D'ALAHA  = figlio di Dio (?) può avere molti significati: orfano, persona mite, buona, gentile o pacificatrice, secondo il contesto in cui si trova nei vari passaggi della Bibbia e non come "figlio di Dio" ma piuttosto con il significato di “persona relazionata (spiritualmente, per amore o rispetto) a Dio.
Nel linguaggio orientale si usa chiamare semplicemente “figlio” o “figlio mio” la persona a cui si porta affetto e rispetto o quando l'intimità poetica (tipica orientale) o l'immaginazione è in rapporto con Dio.

Altre due espressioni da chiarire:

EHEDAYA        = unico figlio generato da Dio (?) - dal Vangelo, secondo Giovanni – definizione tradotta dalla parola greca “monogens”.
Ma la parola aramaica significa “unico erede” o “l'amato”e  si traduce dunque come “l'unico figlio amato”, termine che Giovanni usa per rivolgersi a Gesù nel modo tenero ed affettuoso tipico dei suoi tempi.

M'SHEEHA      = Messia
E' la parola aramaica che significa “prescelto” o “messia” o “unto” ed è un Titolo, non un nome, che in greco viene tradotto in Christos.
Solo dopo la morte di Gesù questo termine diventa un nome proprio e Gesù di Nazareth diviene Gesù il Cristo (l'Unto), poiché secondo le scritture ebraiche i Re, i Sacerdoti e qualche Profeta venivano cosparsi di Olio Sacro quando svolgevano le loro funzioni.
L'atto di ungere il capo è un rito molto antico che designava il trasferimento dei Poteri Divini sulla persona che diveniva così l'Unto del Signore, cioè il Figlio adottivo, ovvero il Messia.



Nonostante tutto, Gesù, semita e uomo tra gli uomini,
 continua a parlare attraverso tutte le Epoche.


©Libero adattamento estratto dal testo:
 "Let There Be Light, the Seven Keys", 1994  di Rocco A. Errico







Nessun commento:

Posta un commento